Uganda
Ultimazione di tre Chiese nella
comunitaà di Kachongha
Uganda significa "Paese degli uomini"
ma è un paese con molteplici problemi: guerriglia,Aids
estrema povertà. Nelle zone do frontiera con la
Repubblica Democratica del Congo e con il Sudan,vige una
situazione simile alla guerra civile. L'insicurezza del''intera
regione, le uccisioni ed i rapimenti sconvolgono tutto
il paese. Dal 1986 i ribelli della Lord's Resistance Army
(LRA) con a capo il fanatico Joseph Kony, hanno ucciso
decine di migliaia di persone e rapito circa 25.00 bambini
per farne bambini-soldato. Più di un milione di
persone sono senza patria a causa dei conflitti.
L'uganda è uno dei Paesi più
colpiti dall'AIDS. Le conseguenze sono drammatiche. L'età
media della vita che è molto bassa, circa 43 anni,
numerosi orfani vivono per strada o, se sono fortunati
vengono accolti da parenti, sono i tragici conotati di
questo Paese, 1,2 milioni di persone sono positivi all'HIV.
Ma ci sono anche dei bagliori di speranza. Il Governo
e la Chiesa si impegnano intensamente per l'informazione.
La prevenzione contro l'AIDS viene divulgata già
tra i bambini di cinque anni. Grazie a tali iniziative,
come il "Youth Alive Club" fondatodalla suora
cattolica Miriam Duggan, il numero di siero positivi nella
popolazione dell'Uganda è diminuito dal 14% al
5%.
La Chiesa è una delle poche organizzazioni
che si prende a cuore i bisogni delle persone:sacerdoti,
missionari e suore si occupano di loro e svolgono un lavoro
inestimabile nel campo dell'evangelizzazione, della formazione
e della sanità, spesso a rischio della vita.
Padre Deogratias Ekisa è il sacerdote
responsabile della comunità "Maria Regina
della Pace" a Kachongha, nell'Arcidiocesi di Tororo
nel sud-est del Paese, non lontano dalla frontiera con
il Kenya. La popolazione di questa regione appartiene
a diverse etnie, in particolar modo al ceppo Bantu (Bonyole,Bagisu,Bagwere)
ma anche alla famiglia nilota (Jopadhola). I cattolici
qui sono in minoranza. La maggioranza è rappresentatada
musulmani ed anglicani che, tuttavia, diversamente da
altre religioni, coesistono più o meno pacificamente.
Padre Ekisa si occupa di circa 4.000 fedeli.
Un catechista diplomato e dodici aiutanti volontari lo
sostengono nel suo impegno. I fedeli hanno spesso serie
difficoltà per raggiungere la parrocchia a causa
delle paludi cha la circondano. Così, per assistere
meglio le persone distribuite attorno al centro parrocchiale,
dal 1986 sono stae fondate 12 stazioni esterne. I restanti
si adattano in capanne di fango, oppure non hanno nessuna
Casa di Dio.
Ma il desiderio di avere una cappella propria,
una patria spirituale per i fedeli, è grande. Per
questo tre stazioni esterne ha nno deciso di fare il primo
passo con l'aiuto di Dio ed hanno iniziato a costruire
le cappelle con le proprie mani. A Kaiti, Mudodo e Wanghale
venne fatta una colletta di denaro e di materiali e così
si poterono porre le fondamenta ed alzare le mura. Ma
ora le risorse sono state consumate. Ifedeli della comunità,
in gran parte coltivatori di riso e mais che praticano
in gran parte un 'economia di sussistenza e solo una piccola
quantità viene podotta per la vendita, desiderano
continuare il lavoro, ma non hanno più alcuna possibilità
economica per andare avanti.
Padre Ekisa e l'Arcivescovo di Tororo, S.E.
Mons. James Odongo, si sono rivolti ad "Aiuto
alla Chiesa che soffre" perchè necessitano
del nostro aiuto per ultimare le tre cappelle. Abbiamo
promesso 10.000 Euro, e speriamo con l'aiuto della Provvidenza
di poter mantenere la promessa.